A. Formenti

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IL SOGNO DEL COLORE

Dando l'importanza centrale al colore bisogna, dipingendo, pensare continuamente in termini coloristici e fare soltanto delle cose che giovino al colore perché quelle che non gli giovano rischiano di nuocergli, spostando l’attenzione e l’interesse in una direzione diversa.
Come infiniti sono gli aspetti della verità, così i mezzi per realizzare il colore: si dovrebbero osservare i toni più belli della natura, inventarne altri di sana pianta, arricchire le singole macchie di risonanze secondarie, magari tanto varie da arrivare a qualcosa di paragonabile all’iridescenza della madreperla, giocare sulle ombre per il loro potere a un tempo coloristico e luminoso.
È indispensabile trattare la composizione molto liberamente ma soprattutto preoccuparsi non tanto del colore vero quanto del colore puro e pulito, cioè il più possibile libero da toni così bassi da somigliare al nero. Ricordarsi sempre prima di tutto che si fa pittura e non riproduzione del vero. La pittura è soprattutto ricerca di colori. E quali colori? I più puri e squillanti, contrastanti e variegati, chiari. Questo impone di abbandonare l’abitudine di riprodurre sinteticamente in larghe macchie tonali e riassuntive del colore e di adottare invece un procedimento analitico e mobilissimo diretto non a riassumere ma a scegliere dovunque in tutto ciò che ci circonda quanto nel colore vi è di più puro e squillante spostando verso la tale gamma anche ciò che solo vi accenna e badando bene di trascurare qualsiasi altra cosa.
Devo impiegare tutte le mie risorse tecniche, compresa quella preziosissima della luce, per raggiungere il sogno del colore. I colori più preziosi esistono nella natura e nel paesaggio, basta riconoscerli e isolarli dall’insieme di elementi in cui si trovano mescolati. Una volta visti non resta che dipingerli e lasciar perdere tutto il resto.
Tutto deve nascere solo dal colore e il colore deve venire dalla mente e non dalla realtà esterna, la quale non è mai pittorica e deve essere usato con assoluta semplicità e facilità e abolendo ogni sforzo o fatica o minuziosità di tocco. Il colore va usato puro e non a impasti che lo indeboliscono sempre.
I colori dell’immagine mentale colorata* sono in parte tratti direttamente o a memoria dalla natura con atti di scelta, in parte anche maggiore o prevalente inventati. Questi colori elaborati dallo spirito del pittore devono essere: a larghe zone, individuati, intensi o puri anche se crudi, violenti e contrastanti (mediante contrasti di tinta e di tono), quindi non veri perché i colori della natura non sono mai così. Ricordare mentre si dipinge che sono più belli i colori fantastici pittorici di quelli sia pure magistralmente imitati dalla natura.
La pittura è colore e poesia. Il colore deve urlare disperatamente, ruggire, sospirare, piangere, palpitare.
La violenza del colore è logica e necessaria poiché nel dipingere noi non disponiamo di luce e aria ma di semplici polveri colorate molto miserelle al confronto del sole e quindi è più che giustificato servirsi di qualsiasi artificio di colore anche scostandosi un poco dal vero pur di ottenere nell’insieme effetti di luce e aria.
I colori del paesaggio: i colori più vivaci esistono nel paesaggio ma mescolati con una farragine di colori sporchi. Bisogna sceglierli, saperli vedere in mezzo agli altri e dipingere solo essi con coraggio, con tenacia inflessibile nel ricercarli e nel fissarli con ordine tonale. Senza questa selezione si rischia facilmente di fare colori sporchi come effettivamente se ne vedono in natura. Ma in natura la luce e l’aria introducono quasi sempre un quid imponderabile di bellezza anche in tinte di questo genere, mentre le stesse riprodotte in pittura senza alcuna selezione e modificazione per lo più appaiono sporche, povere di luminosità nel colore e un colore che non brilla non è certo un buon colore in pittura. Se tutto brilla non c’è niente che stride e tutto continuerà a sembrare vero se dal vero è partito ma risulterà più brillante e luminoso.
Infatti è facile vedere che qualunque colore sembrerà caldo o freddo e chiaro o scuro in tante maniere diverse quanti saranno i colori che si proverà a mettergli vicino. La gamma dei colori è infinita e di conseguenza infiniti saranno gli aspetti che si possono fare assumere allo stesso colore, solo accostandogliene degli altri. Ma non basta: per lo stesso motivo questo colore influenzerà a sua volta quelli vicini ed essi si influenzeranno tra loro. In base a tali osservazioni è evidente che un pittore che meriti questo nome non dovrà trasportare semplicemente sulla tela i colori della natura ma intensificarli o attutirli, raffreddarli o riscaldarli, rischiararli o incupirli, tralasciarli o sostituirli guardando non la natura (la quale gli servirà solo per dargli dei concetti che lo mantengano su un piano di verosimiglianza, onde non finire colo dipingere cose assurde), ma guardando l’effetto che creano questi colori messi insieme nello stesso quadro. Perché è pacifico che ciò che interessa al pittore è il quadro e per lo più i quadri sono tanto più belli quanto più intensi sembrano i colori che li compongono. Questa intensificazione dei colori per via di accostamenti è uno dei meriti maggiori della grande pittura, la quale riesce con tali mezzi a ottenere colori altrettanto belli e anche più belli di quelli della natura senza per questo vederla negare. In ciò sta molto del suo fascino che è il fascino di ogni creazione, cioè di ogni cosa nuova e che abbia una sostanza, una natura, una individualità propria e distinta da qualunque altra.
Bisogna usare colori forti ma in modo che non cessino di sembrare veri e per essere tutti in rapporto armonico di intensità senza che uno squilli smodatamente più degli altri e col rispettare attentamente la prospettiva aerea ed il volume sacrificando a questo scopo, se necessario, l’intensità di qualche colore. L’armonia generale deve essere tale che i colori acquistino forza e carattere di toni.

"Preferire cinabro e garanza alle terre.
Diffidare del bianco"